E’ il titolo dell’evento in programma dal 4 al 21 Ottobre alla Galleria Daltroquadro di Genova, inserito all’interno della programmazione di Start 2022: la notte bianca delle Gallerie del capoluogo ligure. La mostra sarà interamente dedicata al grande maestro Turi Sottile.
Artista siciliano di nascita e romano d’adozione, pittore di rilievo internazionale, Turi Sottile è presente con le proprie opere in oltre trenta Musei d’Arte Moderna e Contemporanea ed importanti collezioni pubbliche e private. Nell’esposizione a lui dedicata verrà presentata una sintesi del suo lavoro, un corpus di opere di epoca, stile e configurazione materica differente. La mostra proverrà a ripercorrere l’itinerario di un artista che ha colto, con sensibilità e ntelligenza, passaggi e snodi dell’arte contemporanea, spesso anticipandoli, come dichiarato dal lui stesso: “Nella mia vita di artista mi perseguita uno scarso tempismo: arrivo sempre due anni prima”.

Nella sua lunga narrazione pittorica, fatta di studio e di “mestiere”, il maestro Sottile da un iniziale impianto figurativo, degli anni ‘50, ha attraversato il campo artistico spaziando all’interno di stili, supporti e materiali differenti. Fino a pervenire allo splendore cromatico dell’ultimo periodo.

Costante dell’artista è la sua curiosità e lo spregio della retorica ingessata che vorrebbe l’arte ancella della critica. La sua ricerca ha percorso le vie dell’arte illuminandole con una pesonale resa poetica della luce e del colore, riuscendo sempre ad aggiungere qualcosa di nuovo a ciò che aveva già conosciuto ed espresso. In questo solco si inseriscono, ad esempio, la riscoperta nelle miniere di Boccheggiano della fonte degli stessi pigmenti con i quali dipingevano gli artisti del ‘500, lo studio della posizione matematicamente certa della “Riga di Fraunhofer” nello spettro solare, il gioco delle sue opere con “La finzione prospettica”, le “superfici diverse” fatte di tele destinate ad altri usi, fino ad arrivare ai supporti tecnologici trasparenti e morbidi degli ultimi anni.
Questo perché Turi Sottile è fermamente convinto che l’artista debba essere testimone indelebile del periodo storico e sociale in cui vive. Essere, ciòè, coetaneo della propria contemporaneità.

Bio: Turi Sottile nasce il 21 febbraio 1934 ad Acireale (Catania). Apprende i primi rudimenti dell’arte intorno ai nove anni nella bottega di Giuseppe Bella Vasta, un vecchio pittore di estrazione impressionista che lo inizia alla pittura figurativa.

Intraprende gli studi classici e comincia a studiare i grandi maestri del passato: soprattutto Henri Matisse, Pablo Picasso, Eugène Delacroix, e poi Piet Mondrian, Willem De Kooning, Hans Hartung e Cy Twombly, dai quali trae linfa per il suo futuro di pittore-artista. Intorno agli anni ’50 si interessa, più per gioco che per reale convinzione, all’arte concettuale, costruendo quegli oggetti che l’editore e critico d’arte Vincenzo De Maria definisce “Arte emozionale”. Nel suo studio ad Acireale, infatti, lavora a situazioni simulate di scontri automobilistici, di bufere in agguato dietro persiane chiuse e, parallelamente, all’invenzione de “L’acqua solida”, ed altro ancora.

A distanza di pochi anni opere di carattere performativo, animate da questo sentimento espressivo, faranno la fortuna di molti. Dal 1952 si dedica esclusivamente alla pittura cominciando a partecipare a diverse mostre e rassegne d’arte. In particolare, la sua prima mostra personale si inaugura a Messina nel ’58.

Intorno agli anni Sessanta si inserisce nella corrente della “Nuova Figurazione”. Nel 1967, al piano nobile di Palazzo di Città ad Acireale, inventa e dirige per diciotto anni consecutivi, sotto il coordinamento di Francesco Grasso Leanza, allora Presidente delle Terme, la “Rassegna Internazionale d’Arte”, facendo diventare Acireale centro di un grande evento culturale. La Rassegna diventa, sin da subito, “il fiore all’occhiello” per tutti i critici che se ne contendono, di anno in anno, l’organizzazione. Si ricordano in particolar modo: “II verosimile critico” (Italo Mussa – Tommaso Trini – Filiberto Menna), “Circuito chiuso-aperto” (Italo Mussa), e nel 1979 la mostra dal titolo “Opere fatte ad arte” con la quale il critico Achille Bonito Oliva fa nascere la “Transavanguardia”, tendenza che ripresenta nel 1980, con “Aperto ‘80”, alla Biennale di Venezia.

Negli anni ‘70 elabora una personale tecnica che gli consentirà di produrre stupore, attraverso i suoi giochi ottici variamente impressi sulle superfici dei suoi “Cosmopaesaggi”, definiti dal critico Filiberto Menna “Iperrealismo fantastico”.

Nel 1974 si trasferisce a Roma, Turi Sottile è un quarantenne che ha dedicato alla pittura le sue energie migliori e necessita ormai di cimentarsi in un teatro d’azione più ampio e complesso.
Ben presto è deluso dal clima stagnante della capitale poiché, nel giro di pochi anni, la città, aveva perso la sua grinta e cadeva nel rassicurante gusto dell’effimero, per giungere negli anni a quello più melenso dei salotti culturali dove si consumano i riti posticci di congreghe artistiche più o meno nobili.

Inizia così il periodo dei grandi viaggi culturali e non, che lo portano, ad intervalli, in Tanzania, in Kenya, in Venezuela, in Uruguay, in Perù, in Cile, in Brasile, in Messico ma anche in Cina, in Giappone, in Australia per ritornare prima in America del Nord (Canada e Stati Uniti) e poi, di nuovo, in America del Sud (Argentina), terra a lui più congeniale per il suo modo di essere, dove trascorre lunghi periodi di permanenza, esponendo in prestigiosi spazi espositivi pubblici e privati, e tenendo conferenze e corsi di pittura contemporanea in varie scuole ed università argentine. Turi Sottile diventa per l’Italia responsabile e membro, per tre edizioni consecutive, della Commissione Internazionale per l’assegnazione dei premi della Biennale Internazionale di Architettura Urbanistica di Buenos Aires.

La sua attività di valorizzazione, divulgazione e promozione nel mondo, della Cultura e dell’Arte siciliana lo porta ad ideare, e conseguentemente mettere in scena, al Gran Teatro Coliseum di Buenos Aires, uno spettacolo dal titolo “La Pirandelliana” che utilizza, trasponendole in chiave umoristico-satirica, le Opere che da Luigi Pirandello rimbalzano fino a Leonardo Sciascia e rivisitando, tra numerosi altri nomi illustri, anche l’opera di Vincenzo Bellini.
Il suo instancabile impegno etico ed artistico gli consente, anche, di ottenere il consenso, e dunque la fattibilità, per intitolare uno spazio pubblico dedicandolo alla sua amata terra d’origine. “Plaza Sicilia” situata nel più grande quartiere di Buenos Aires dal nome “Palermo” è, grazie a Turi Sottile, il primo tangibile e toponomastico esempio in tutta l’Argentina.

Negli anni 1979-‘80, si reca per una breve permanenza in Russia, dove va a visitare le sei importanti Scuole per la costruzione di icone (Kiev, Kargopol’, Novgorod, Tver’, Mosca e San Pietroburgo) e, lavorando in una bottega artigiana a Kargopol’, apprende la tecnica per la realizzazione dei preziosi manufatti.

Tornando in Italia dipinge le “Immagini catturate” (1978-1981), dove l’oro, steso sulla tela, non è più lo sfondo di immagini sacre, ma lembo che copre una figurazione riemersa dalla storia. Opere, queste, per le quali il critico Italo Mussa, presentandolo a Genova presso la Galleria d’Arte Forma, conia il termine “Lacerti estrapolati dalla Pittura Colta”, definizione che, poi, sfocerà nella nascita della corrente artistica della “Pittura Colta”, teorizzata dallo stesso Mussa.

In questo clima, in scontro con un’idea persistente e dilagante già a partire dalla fine degli anni ‘70, in forza della quale è il critico d’arte ad impartire gli “ordini” sulle nuove tendenze, nel 1982, Turi Sottile insieme ad altri cinque artisti (Lia Drei, Francesco Guerrieri, Alessandro Guzzi, Antonio Pandolfelli ed Angelo Scano), è tra i fondatori della corrente artistica della “Metapittura” – al di là della pittura – per la quale un quadro ha senso se il suo segno significa qualcosa, il Senso della Presenza nel mondo e nella Vita. Da qui affermare la dicotomia forma-spazio, declinata all’interno dello spazio della rappresentazione nella dicotomia forma-fondo, pieno-vuoto. Del 1982 sono, invece, le sue prime “Immagini mnemoniche” (1982-1992), nelle quali esplode un rivisitato espressionismo astratto che rimanda alla Natura.

Da quegli anni dipinge un reinventato espressionismo astratto con particolare attenzione alla evoluzione del segno, che lo conduce dolcemente all’attuale gestualità. Equilibrio di masse, equilibrio cromatico, la ricerca delle texture, delle trasparenze, delle velature, della luce, sono prerogative immancabili nella sua pittura, come pure l’introduzione di nuovi mezzi e supporti altri, diversi, che sostituiscono la tela tradizionale e che costituiscono una sua peculiare invenzione, frutto di un’ostinata ricerca, seguita dall’apparizione sulla tela di nuovi elementi (microballs, iridescenze, rifrangenze), creando così situazioni di luminosità variabili che interagiscono con la “mobilità” dell’osservatore, in relazione al suo variabile “punto di vista”.